Sono trascorsi 4 anni 6 mesi e 1 giorno da inizio legislatura
Buone notizie per la “casta”. Da oggi è maturato il diritto alla pensione di quasi 1.000 euro al mese per circa 608 parlamentari alla prima esperienza.
La Legge in vigore consente che al compimento del 65° anno di età (e non al 67° come gli altri comuni mortali), chi ha occupato lo scranno di Montecitorio e di Palazzo Madama, possa aggiungere la pensione di “politico” a quanto maturato in sede “civile”.
Il limite di età si abbassa addirittura a 60 anni per chi ha compiuto due legislature. E in quel caso la somma sale a €. 1.500 mensili.
La posizione strumentale di chi si oppone
A onore del vero c’è anche chi, come i deputati del M5S e le truppe “renziane” del PD prova ad opporsi.
Ma la lotta si svolge esclusivamente sul fatto che questo vitalizio intervenga a 67 anni come per gli altri.
Nessuno invece si preoccupa di sostenere che esso sarebbe dovuto dopo un congro periodo di “servizio”.
Spesso l’attenzione del pubblico viene infatti sviato sul fatto che ci sia chi si oppone. Ma non sempre viene specificato che i parlamentari contrari al vitalizio non intendono comunque rinunciarvi.
La disparità di trattamento dei “politici” rispetto a tutti gli altri lavoratori, pare scandalizzare evidentemente solo chi parlamentare non lo è mai stato.
Si conferma quindi uno scollamento ancora più evidente tra la Politica e la Società Civile. Una situazione che non crea purtroppo imbarazzo nei legislatori, ma al contrario contribuisce alla sfiducia della gente nei confronti dello Stato.
Le vere discrepanze non sono quindi di ordine politico. Esistono in effetti due fazioni in Italia. Da una parte chi sta in posizione di “potere”. E dall’altra tutti i rimanenti. Questi ultimi cadono nella trappola di dividersi in schieramenti pseudo-politici, consentendo di fatto il “Dividi et Impera” a chi governa o comunque partecipa alla guida della Nazione.
Anche perché su questo fronte, maggioranza e opposizione sono stranamente compatte.